L’odontoiatria conservativa si occupa della cura dei denti rovinati dalla carie. Ci sono due tipi di carie, quelle superficiali e quelle profonde. Nel primo caso si asporta la parte di dentina e di smalto interessati dalla carie, otturando quindi il dente con appositi materiali. Nelle carie più profonde, invece, può esserci un interessamento della polpa del dente e allora potrebbe essere necessario ricorrere ad una procedura aggiuntiva, detta terapia canalare, o più comunemente: devitalizzazione.
Con “conservativa” ci si riferisce, quindi, all’obiettivo di questa branca dell’odontoiatria, che è quello di conservare i denti che altrimenti verrebbero distrutti dal processo carioso. Inoltre l’odontoiatria conservativa si occupa anche di ricostruzioni protesiche indirette di parti dei denti, detti inlay o onlay, se “tappano” la cavità nel dente o ne ricoprono una o più cuspidi (le “punte” dei denti). Questi si prescrivono quando la struttura dentale residua è troppo indebolita dalla carie per sostenere il carico masticatorio. Vedi un esempio. (1)
L’odontoiatria conservativa moderna si basa sul concetto di minima invasività, rimuovendo soltanto il tessuto cariato e sostituendolo con un materiale da restauro che viene legato direttamente al tessuto sano, utilizzando particolari adesivi. Questo tipo di trattamento comporta tutte le cure necessarie per ripristinare la salute dei denti colpiti dalla carie, come ad esempio la pulizia della cavità del dente che la carie ha intaccato, l’asportazione del tessuto malato, la ricostruzione della sostanza dentale perduta, utilizzando materiali ceramici, organici o vetrosi. Il composito è costituito da matrice resinosa o ionomerica, riempitivo inorganico ceramico, agente accoppiante ed attivatore.